Caspoggio

Alta Via della Valmalenco, cinquant’anni di cammino

Nata da un’intuizione visionaria nel 1972, l’Alta Via celebra mezzo secolo di storia con un libro, un incontro pubblico e lo sguardo rivolto al futuro.

Alla Biblioteca di Caspoggio una serata dedicata alla genesi e all’evoluzione di uno dei percorsi più affascinanti delle Alpi.

Redazione VN – 25 Novembre 2025 14:50

Caspoggio, Centro Valtellina, Montagna

Alta Via della Valmalenco

CASPOGGIO – Un glorioso passato, un presente in piena vitalità e un futuro ancora tutto da scrivere. L’Alta Via della Valmalenco festeggia i suoi cinquant’anni senza mostrarne il peso, forte di un’idea che – quando nacque nel 1972 – seppe precorrere i tempi. Prima ancora che il trekking culturale e ambientale diventasse fenomeno diffuso, Giancarlo Corbellini e Nemo Canetta, allora responsabili del Museo della Valmalenco, immaginarono un percorso capace di trasformare la valle in un museo all’aperto.

L’Alta Via, inaugurata nel 1975, è oggi considerata uno degli itinerari più belli dell’intero arco alpino. Per celebrarne la storia, l’Ecomuseo della Valmalenco ha organizzato un incontro pubblico e promosso un’iniziativa editoriale destinata a lasciare un segno: la pubblicazione “Alta Via della Valmalenco: 1975-2025, un trekking lungo 50 anni”, curata da Ugo Agnelli, primo titolo dei “Quaderni dell’Ecomuseo”. Il volume, disponibile alla Biblioteca di Caspoggio, ricostruisce la nascita del progetto, racconta rifugi presenti e scomparsi e offre un ricco apparato fotografico che restituisce la magia del percorso.

Il racconto di un’idea rivoluzionaria

Alla Biblioteca di Caspoggio, davanti a guide alpine e appassionati, Corbellini ha ripercorso la genesi dell’Alta Via dialogando con Ugo Agnelli, instancabile narratore della valle. Tra memorie e riflessioni, è riemerso il motto originario, “Camminare per crescere”, e il significato del triangolo giallo che fungeva da logo ante litteram: una sintesi grafica tra la “A” di Alta e la “V” di Via, un segnale immediato e riconoscibile per orientarsi lungo il cammino.

“L’idea – ha spiegato Corbellini – era quella di creare un museo all’aperto, un itinerario circolare che collegasse le località di maggiore interesse culturale e ambientale, concepite come vere e proprie sezioni museali”. Una visione innovativa, nata mentre il Museo della Valmalenco – primo museo storico, etnografico e naturalistico di valle in Italia – muoveva i suoi passi.

Il tracciato definitivo prese forma: 110 chilometri divisi in otto tappe pensate per escursionisti esperti, con partenza e arrivo a Torre Santa Maria. Un viaggio nel cuore autentico della valle, tra rifugi accoglienti, panorami imponenti, incontri umani e un ritmo lento di scoperta.

Dal 1976 per una decina d’anni, completare l’Alta Via significava ricevere il “Brevetto”: una medaglia e un attestato ufficiale assegnati secondo regolamento. Un’iniziativa lanciata dal Museo della Valmalenco con il patrocinio della rivista Vai, della FIASP e dell’allora Azienda Autonoma di Turismo, che contribuì a fare dell’itinerario un punto di riferimento per il trekking nazionale.

Alta Via della Valmalenco  cinquant’anni

Oggi l’Alta Via della Valmalenco è parte integrante del Sentiero Italia, il tracciato di 6.300 chilometri che unisce Sardegna, Appennino e Alpi, ideato e tracciato proprio da Corbellini nel 1980. Un collegamento che conferma la vocazione del progettista e del territorio: fare della montagna un’esperienza culturale prima ancora che sportiva.

Gli anniversari non servono solo a celebrare, ma anche a riflettere: cosa rappresenta l’Alta Via oggi? E cosa potrà diventare? Corbellini non ha dubbi: l’itinerario conserva intatta la propria forza e la propria attualità. La sua integrazione in una rete più ampia di alte vie alpine potrebbe essere la chiave per una valorizzazione ulteriore, capace di proiettarla nel futuro del turismo lento.

La serata si è conclusa con le parole del sindaco di Caspoggio, Arif Negrini, che ha ringraziato Corbellini consegnandogli una pergamena simbolica, estesa idealmente anche a Nemo Canetta. Un gesto semplice ma denso di significato, che riconosce il valore storico e culturale di un progetto capace di resistere al tempo e parlare ancora alle nuove generazioni.

Cinquant’anni dopo quel primo tratto tracciato sulla carta, l’Alta Via della Valmalenco resta un viaggio: nella natura, nella memoria e nel futuro della valle. Un cammino che continua a crescere, proprio come recita il suo motto originario.