CHIURO – A Chiuro, la Fiera di Sant’Andrea non è semplicemente un appuntamento di calendario: è un frammento vivo di storia, un retaggio di secoli che continua a scandire la vita della comunità. Le sue origini si perdono così indietro nel tempo che, già in un documento del 1688, la fiera veniva descritta come «antica», menzionata in un’istanza presentata dalla Magnifica Comunità di Chiuro all’“Eccelso Principe delle Tre Leghe in Coira”. È uno dei pochi eventi valtellinesi capaci di vantare una continuità tanto lunga, un patrimonio culturale che si tramanda di generazione in generazione, trasformandosi senza mai perdere la propria identità.
Anche per il 2025, Chiuro rinnova la tradizione e annuncia due appuntamenti: domenica 30 novembre e domenica 7 dicembre.
Due giornate che trasformeranno il paese in un grande mercato a cielo aperto, proprio come un tempo. Bancarelle, produttori agricoli, artigiani, espositori, famiglie e curiosi si incontreranno lungo le vie del centro per celebrare la storia e la vitalità di uno degli eventi più longevi della Valtellina.
L’importanza della Fiera di Sant’Andrea, nei secoli scorsi, era legata soprattutto al periodo in cui si svolgeva: a fine novembre, quando l’autunno lasciava il passo all’inverno e, per i paesi agricoli come Chiuro, arrivava il momento di tirare le somme dell’annata e di prepararsi al lungo periodo di freddo.
Le famiglie contadine, finalmente con qualche risorsa in più, si riversavano in paese per acquistare tutto ciò che sarebbe servito durante l’inverno. All’epoca, infatti, Chiuro non disponeva di negozi, se non per i generi di prima necessità. La fiera rappresentava dunque un’occasione unica per rifornirsi di: attrezzi per la campagna; vestiti e calzature; stoviglie, utensili in legno e rame; scorte alimentari; bestiame da allevare o da vendere.
Era una giornata attesa, desiderata, preparata con cura. Un antico detto locale lo racconta perfettamente:
«S. Andrea ven debot, su sensa scarpi e sciablot», per indicare la trepidazione con cui si aspettava la fiera, anche senza soldi e senza scarpe.
Ma non mancava nemmeno la rassegnazione di chi, pur volendo partecipare, non aveva mezzi: «S. Andrea turna endré, gu né sciablot né dané» – Sant’Andrea torna ancora, ma senza soldi non si compra nulla.
La Fiera di Sant’Andrea continua a essere molto più di un semplice mercato: è un rito collettivo, un’occasione per ritrovarsi, per riscoprire le radici e per mantenere vivo un legame identitario profondo.
È la storia della valle che si fa presente. È il passato che cammina nelle vie di oggi. È Chiuro che, ancora una volta, apre le porte alla sua fiera più amata. E come da tradizione, l’attesa è già iniziata.