Morbegno

Comuni in bilico: il rapporto della Comunità Montana di Morbegno

Un quadro dettagliato su personale, servizi, criticità e potenzialità dei 25 Comuni del mandamento.

Papini: «Serve unirsi per non subire le decisioni e garantire servizi ai cittadini».

Redazione VN – 20 Novembre 2025 14:11

Morbegno, Bassa Valtellina, Politica

Morbegno
Morbegno - foto di Comune di Morbegno (facebook)

MORBEGNO – Una fotografia aggiornata dello stato di salute della macchina amministrativa locale: è questo, in sintesi, il contenuto del rapporto “Riordino e gestione associata delle funzioni dei Comuni”, messo a disposizione dei sindaci dalla Comunità Montana Valtellina di Morbegno al termine di un percorso fatto di incontri, interviste e analisi condotte insieme ai tecnici del progetto Italiae, iniziativa nazionale che supporta i territori nei processi di gestione associata.

Il documento affronta i temi centrali per la tenuta e il futuro dei Comuni del mandamento: la disponibilità di personale, la qualità e l’estensione dei servizi, il grado di collaborazione già in essere e le prospettive per migliorare l’organizzazione amministrativa.

Il presidente della Comunità Montana, Maurizio Papini, spiega le ragioni che hanno portato all’elaborazione di questo rapporto: «Viviamo una fase di grande cambiamento che investe i nostri enti locali e rende ancora più difficile reperire personale qualificato. La riorganizzazione amministrativa non è più rinviabile: presto diventerà un obbligo imposto a livello centrale. Per questo, prima di subirlo, dobbiamo affrontarlo insieme, superando personalismi e campanilismi, nell’interesse dei cittadini».

Papini non nasconde le difficoltà provocate dai tagli ai trasferimenti statali e dall’aumento dei costi dei servizi: «In queste condizioni sarà sempre più complicato garantire risposte puntuali. Meglio arrivare preparati».

Un territorio di 25 Comuni, tra grandi differenze e fragilità emergenti

La Comunità Montana riunisce 25 Comuni, per un totale di poco più di 47 mila abitanti. Le differenze tra i municipi sono enormi: si va dai 12 mila residenti di Morbegno ai 35 abitanti di Pedesina, esempio emblematico delle sfide dei piccoli centri alpini.

Complessivamente, nei 25 Comuni lavorano 212 dipendenti, di cui 185 a tempo pieno: Morbegno da sola ne conta 66, Pedesina appena 3. Oltre il 90% del personale è assunto a tempo indeterminato, ma il dato interessante è che il 14,2% svolge più mansioni in ambiti diversi, segno di una struttura spesso obbligata a “fare di tutto”.

Il 18% dei dipendenti ha preso servizio solo negli ultimi due anni, un turnover dovuto in parte ai pensionamenti e in parte alle difficoltà nel trattenere le professionalità più richieste.

Cresce la difficoltà di reperire personale, soprattutto nei Comuni più piccoli

Il rapporto evidenzia una forte disomogeneità nei carichi di lavoro e nelle competenze interne. Anche Comuni con dimensioni simili mostrano organizzazioni molto diverse tra loro. In tutti i casi, però, i piccoli centri sono quelli più in difficoltà: figure amministrative e tecniche devono occuparsi di molteplici attività, spesso senza alcun margine di specializzazione.

Il quadro diventerà ancora più delicato nei prossimi anni. Entro il 2030 andranno in pensione almeno 41 dipendenti: 11 funzionari, 15 istruttori e 15 operatori, pari a un turnover di quasi il 20% del personale complessivo.

Servizi esternalizzati e gestioni associate: una rete che funziona, ma non basta

Le dimensioni organizzative della maggior parte dei Comuni non consentono di presidiare tutti i servizi. Per questo molte funzioni vengono esternalizzate, spesso a soggetti privati, dalla manutenzione del territorio al trasporto scolastico, dalla mensa fino a parti del settore economico-finanziario.

A compensare queste carenze c’è una forte propensione alla collaborazione tra amministrazioni. La Comunità Montana svolge oggi 17 servizi per i Comuni, tra cui ufficio tecnico, Suap, catasto, protezione dati, buste paga, nucleo di valutazione e servizi sociali. Un ruolo centrale che permette agli enti più piccoli di continuare a garantire prestazioni essenziali.

«La difficoltà nel trovare e trattenere personale è evidente — osserva Papini —. Tutti noi lo sperimentiamo, in misura diversa. In questo contesto, l’associazione dei servizi non è più solo un’opportunità: diventa una necessità. Questo studio non parla di confini comunali, ma di un sistema che deve funzionare meglio. È un punto di partenza fondamentale per programmare il futuro».

Il rapporto consegnato ai sindaci mette dunque sul tavolo dati, criticità e possibilità. L’obiettivo è aiutare i Comuni a scegliere come affrontare i prossimi anni, prima che l’obbligo di riorganizzazione arrivi per legge.

La sfida è complessa, ma la direzione è chiara: unire risorse e competenze, rafforzare le gestioni associate, costruire un sistema più efficiente e più solido, capace di rispondere ai bisogni di una comunità vasta, diversa e in trasformazione.