SONDRIO – Le dinamiche positive di alcuni comparti convivono con le criticità strutturali di altri, delineando uno scenario economico segnato dalla variabilità e dall’incertezza. È questo il quadro che emerge dall’analisi dei dati relativi al terzo trimestre del 2025 in provincia di Sondrio, elaborati da Unioncamere Lombardia nell’ambito del progetto “Osservatori economici, congiuntura e servizi di informazione economica per il sistema camerale lombardo”, a cui ha aderito la Camera di Commercio di Sondrio.
Per l’intero anno, le stime indicano una crescita per artigianato, commercio e servizi, mentre per l’industria si profila un calo complessivo, segnando una netta inversione rispetto alle dinamiche degli anni precedenti. Un quadro che riflette anche le tensioni di un contesto internazionale ancora instabile e le difficoltà del sistema produttivo ad agganciare una ripartenza uniforme.
«La lettura integrata degli indicatori ci consegna una fase di transizione, con segnali di vitalità su cui costruire nuove traiettorie di crescita – sottolinea la presidente della Camera di Commercio, Loretta Credaro –. Il nostro impegno, come sistema camerale, è rafforzare il supporto alle imprese, facilitare i processi, ridurre le complessità operative e lavorare in rete con enti e associazioni per trasformare le spinte positive in risultati durevoli».
Nel settore industriale la provincia registra una contrazione tendenziale della produzione dell’1%, confermando una fase di indebolimento iniziata a inizio anno, pur con un’intensità leggermente inferiore rispetto al trimestre precedente. Sul fronte della domanda si distingue il dato degli ordini esteri, in forte crescita con un incremento del 6,9%. Tuttavia, questo slancio dell’export non si traduce in modo significativo sul fatturato complessivo, a causa del peso ancora ridotto delle vendite all’estero sul totale: in provincia di Sondrio la quota del fatturato estero si ferma infatti al 15,8%, contro una media regionale del 38%.
Il fatturato cresce solo dello 0,8%, in linea con il trimestre precedente ma in rallentamento rispetto ai primi mesi dell’anno. Sul piano occupazionale, la situazione appare complessivamente stabile con un saldo positivo contenuto tra ingressi e uscite pari allo 0,3%, mentre resta elevato il ricorso alla cassa integrazione, con 211 mila ore autorizzate dall’INPS nel trimestre, un dato in linea con quello precedente.
Segnali decisamente più incoraggianti arrivano dal comparto artigianale, che conferma un netto trend di recupero. La produzione cresce dello 0,8%, mentre il fatturato segna un aumento del 2,5%. Gli ordini interni restano sostanzialmente invariati, ma quelli esteri mostrano una svolta significativa con un incremento dell’1,3%.
A sostenere il settore è soprattutto la vitalità del tessuto imprenditoriale: il 42,9% delle imprese risulta in espansione, contro il 31% in contrazione. Anche l’occupazione lancia un segnale importante, con un saldo positivo tra ingressi e uscite pari al 2,2%, confermando un clima di fiducia decisamente più solido rispetto a quello rilevato nell’industria.
Nel commercio al dettaglio il fatturato resta in territorio positivo, con un incremento dello 0,7%. Le scorte di magazzino risultano adeguate per circa l’80% delle imprese, mentre gli ordini ai fornitori continuano a mostrare una certa debolezza, con un saldo negativo del 15,7%.
Il dato strutturale più interessante riguarda la composizione del tessuto imprenditoriale: le imprese in espansione, pari al 39,4%, superano quelle in contrazione, che si fermano al 28,8%, mentre cresce anche la quota di imprese stazionarie, al 31,8%. Sul fronte occupazionale si registra un lieve calo, dovuto a flussi di ingresso vivaci ma inferiori alle uscite. Le ben note difficoltà di reperimento di personale, già segnalate anche dal sistema Excelsior, continuano a pesare su tutto il comparto.
Il settore dei servizi mostra invece una brusca inversione di tendenza. Dopo il buon risultato del secondo trimestre, il fatturato registra una contrazione dell’1,7%. La quota di imprese in espansione scende al 40,3%, mentre aumentano sia le imprese stazionarie, che salgono al 31,3%, sia quelle in contrazione, al 28,4%, segnalando un peggioramento diffuso del clima di fiducia.
L’occupazione resta dinamica, con un elevato turnover tra ingressi e uscite, ma il saldo complessivo è negativo, pari a -1,4%, pur rimanendo su livelli contenuti.
Guardando al trimestre finale dell’anno, per tutti i settori – industria, artigianato, commercio e servizi – prevalgonole attese di stabilità per produzione, fatturato e domanda. Tuttavia, i saldi tra le attese di crescita e quelle di diminuzione mostrano una lieve prevalenza del pessimismo, soprattutto per quanto riguarda la domanda interna. L’occupazione rappresenta l’unico indicatore con saldo positivo nelle aspettative dell’industria.
Sulla base dell’andamento dei primi tre trimestri e nell’ipotesi di stabilità dei livelli produttivi, le previsioni di chiusura dell’anno 2025 risultano complessivamente positive per diversi comparti. L’artigianato potrebbe chiudere con una crescita media annua della produzione pari al 2,1%, i servizi con un +1,5% e il commercio con un +1,1%. Per l’industria, invece, si prevede una contrazione dell’1,1%, che segna un vero e proprio cambio di fase rispetto agli anni recenti.
Il quadro che emerge è quindi quello di una provincia che non arretra, ma che procede a velocità differenziata, sospesa tra settori più dinamici e comparti ancora in sofferenza. Una fase di transizione che impone cautela, ma che lascia spazio alla possibilità di una ripartenza più strutturata, soprattutto se sostenuta da politiche mirate e da un sistema di imprese sempre più orientato all’innovazione e alla qualità.