SONDRIO – In un mondo dove il cibo è sempre più protagonista della cultura e dell’identità territoriale, c’è un prodotto italiano che, silenziosamente, ha conquistato le tavole del Bel Paese e non solo. Si tratta della Bresaola della Valtellina IGP, un salume unico nel suo genere, che unisce leggerezza, gusto e tradizione in una fetta sottile, ma densa di significati.
Un marchio che fa la differenza
Dal 1996, la Bresaola della Valtellina è protetta dal marchio comunitario di Indicazione Geografica Protetta (IGP), garanzia di qualità e autenticità. Solo le aziende certificate della provincia di Sondrio possono produrre questa specialità, seguendo un rigoroso Disciplinare di Produzione che ne tutela la ricetta e le modalità di lavorazione. A vegliare sul rispetto di questi standard è il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina, attivo dal 1998 e riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura.
Il risultato è un prodotto che non ha eguali per caratteristiche nutrizionali e organolettiche: povero di grassi, ricco di proteine, ferro e vitamine, altamente digeribile e adatto anche a regimi alimentari controllati.

Origini antiche, gusto moderno
La storia della bresaola affonda le radici in tempi lontani, quando la necessità di conservare la carne spinse le popolazioni alpine a sviluppare tecniche di salagione e stagionatura. L’etimologia del termine rimane avvolta da un alone di mistero: potrebbe derivare dalla parola germanica brasa, legata all’uso di bracieri per deumidificare l’aria, oppure dal dialettismo locale brisa, indicante una parte del bovino particolarmente salata.
Quel che è certo è che oggi la Bresaola della Valtellina IGP si distingue per la sua dolcezza, morbidezza e delicatezza, frutto di un’evoluzione che ha trasformato un metodo di conservazione in una forma d’arte gastronomica.
Un simbolo da difendere
Più che un salume, la Bresaola della Valtellina IGP è un simbolo. Di un territorio che sa unire tradizione e innovazione, di una cultura alimentare che punta su qualità e benessere, di un’Italia che, anche nel piatto, racconta la sua storia. Ma come ogni simbolo, ha bisogno di protezione.
Perché la sua leggerezza non deve far dimenticare il peso economico, sociale e culturale che rappresenta per un’intera valle. E per un Paese che, a tavola, continua a essere uno dei più ricchi del mondo.