"Da anni denunciamo il problema, serve una risposta immediata"
A preoccupare i sindacati anche la fretta per ultimare le opere olimpiche, a scapito della sicurezza
SONDRIO – Dopo la tragedia di Firenze, in cui cinque operai sono rimasti coinvolti dal crollo di un cantiere dove era in corso la realizzazione di un supermercato (quattro uccisi e uno ancora disperso), i segretari provinciali di CGIL e UIL Sondrio hanno chiesto per domani, mercoledì, un incontro con il Prefetto di Sondrio Roberto Bolognesi per appellarsi a un maggior rispetto delle norme a tutela dei lavoratori, all’individuazione dei responsabili e all’intervento del Governo sul tema sicurezza nei luoghi di lavoro.
“Non si può più aspettare, da anni denunciamo il problema. Ora serve un’immediata risposta“, così i sindacati. Nello specifico, saranno rivendicati un lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito con l’applicazione del corretto contratto nazionale, l’applicazione integrale del contratto edile che prevede la comunicazione alle organizzazioni sindacali dei subappalti presenti in cantiere, il riconoscimento dell’aggravante di omicidio colposo sul lavoro; la qualificazione delle imprese (“da tempo chiediamo una patente a punti che escluda dai cantieri imprese che tagliano sui costi della sicurezza e della manodopera”, sempre CGIL e UIL), un sistema più efficiente di controllo e ispezione da parte degli enti preposti che devono essere adeguatamente strutturati anche in termini di personale.
“Siamo preoccupati – continuano le organizzazioni sindacali sondriesi – anche rispetto alle grandi opere provinciali, che per le Olimpiadi potrebbero vedere la presenza di un elevato numero di imprese e lavoratori sullo stesso cantiere e la fretta per ultimare i lavori, a seguito del tempo volutamente e colpevolmente perso dalla politica negli scorsi anni, non favorisce il lavoro in sicurezza“.
Sempre domani le categorie di edili e metalmeccanici di CGIL e UIL (FIOM UILM FILLEA e FENEAL) hanno proclamato lo sciopero nazionale contro l’aggiudicazione delle opere al massimo ribasso, la liberalizzazione della catena degli appalti e dei subappalti che favorisce la presenza, in particolare nei cantieri, di imprese non qualificate e strutturate che di fatto diventano prestatrici di mano d’opera a basso costo e contro l’inadeguata gestione dell’immigrazione che favorisce il lavoro nero e irregolare.
“I tragici fatti di Firenze – continuano CGIL e UIL – non sono che l’ennesima notizia che getta nel dramma famiglie e colleghi di lavoratrici e lavoratori che a seguito di infortunio sul lavoro perdono la vita. Questa vicenda evidenzia che la situazione degli appalti e troppo spesso dei subappalti al massimo ribasso compromette in primis la salute dei lavoratori”.
I dati delle “morti bianche”
Riportano poi una serie di dati relativi agli incidenti sul lavoro: ufficialmente risultano 1.041 le denunce di incidenti mortali di lavoro arrivate all’Inail in tutto il 2023.
“Vittime che aumentano a 1.466 se come riferimento prendiamo i dati dell’Osservatorio nazionale di Bologna, che monitora e registra tutti i morti sul lavoro in Italia, anche quelli che non dispongono di un’assicurazione. In pratica un morto ogni 6 ore di ogni giorno dell’anno (sabati e domeniche comprese)”, sottolineano i sindacati.
Passano poi ad analizzare il contesto di Sondrio: “Nonostante il calo delle denunce di infortunio (da 2204 nell’anno 2022 alle 2070 nel 2023), alle tre denunce di infortunio mortale del 2022 si aggiungono le cinque (ancora al vaglio) del 2023. Mentre, secondo i dati Inail, diminuiscono gli infortuni mortali in itinere (avvenuti nel tragitto casa-lavoro), aumentano purtroppo quelli avvenuti sul posto di lavoro. In media, in tutta Italia si parla di 5 morti ogni 100mila occupati“.
Snoccialano poi ulteriori numeri per esplicare la gravità della situazione nazionale: “Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni ha un rischio di morire sul lavoro superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (27,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 16,2). Un dato, quest’ultimo, che continua a essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani. L’incidenza più elevata, infatti, si registra proprio nella fascia dei lavoratori over 65, seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni”.
Giovani non adeguatamente seguiti e formati e lavoratori troppo anziani per svolgere certe mansioni, tra le cause di incidenti per CGIL e UIL: “Questi fenomeni sono da imputare alla precarietà che vede i giovani cambiare spesso lavoro e inseriti nei cicli di produzione senza l’adeguata formazione e il necessario affiancamento (a tal proposito e per le stesse motivazioni, oltre al fatto di che a essere più ricattabili, tra i lavoratori stranieri il tasso di mortalità è doppio); inoltre, causa l’impossibilità di accesso al sistema pensionistico, spesso vi sono lavoratori ai quali è richiesto di espletare una mansione per la quale hanno limitazioni fisiche dovute all’età”.
La Lombardia è la regione dove si registrano il maggior numero di vittime da lavoro. Dopo di lei, Campania e Veneto. Il 2024 è iniziato male: i morti sul lavoro sono già 145 dei quali 5 in Lombardia.
“Le denunce di infortunio presentate all’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, tra gennaio e dicembre 2023, sono state oltre 585mila. Sono in aumento le denunce di malattia professionale: quasi 73mila (+19,7% in un anno)”, concludono le organizzazioni sindacali.