Sondrio

Nuova tassa sui frontalieri, insorgono i sindacati. Quasi 6 mila firme contrarie

Prosegue la lotta per chiedere al Governo l'annullamento della nuova tassa sanitaria.

"Tassa ingiusta e discriminatoria, che aggrava il carico fiscale sui frontalieri".

Redazione VN – 11 Gennaio 2024

Sondrio, Centro Valtellina, Politica

Tassa sulla sanità frontalieri

SONDRIO – Ha già visto l’apposizione di quasi 6 mila firme in pochi giorni petizione online lanciata da Valerio Primerano su Change.org contro la nuova tassa sulla salute che graverà sui frontalieri.

“Questa petizione riguarda tutti i frontalieri – si legge nel testo – è una questione di giustizia. La legge sulla tassa per la sanità dei frontalieri è ingiusta e discriminatoria. Si tratta di un prelievo forzato che colpisce solo una parte di cittadini, quelli che vivono e lavorano nelle zone di frontiera”.

Queste le ragioni di promotori e firmatari illustrate nella petizione, lanciata dopo l’introduzione della nuova tassa sul lavoro frontaliero che interesserà gli italiani operanti in Svizzera prima del 16 luglio 2023, volta a finanziare un maggior salario ai lavoratori della Sanità nelle aree di confine.

“Un nuovo balzello a soli pochi mesi dall’entrata in vigore della legge 83 del 13/6/23 con la quale si concludeva, con un accordo tra le parti ed a seguito del recepimento del trattato internazionale tra i due paesi, una lunga discussione sull’imposizione fiscale dei frontalieri modificando strutturalmente, per i nuovi rapporti di lavoro, le regole fiscali in vigore fin dagli anni settanta”, scrivono CGIL, CISL e UIL che hanno definito il provvedimento iniquo, ingiustificato, intempestivo e illegittimo.

Iniquo perché basato sul presupposto sbagliato: i frontalieri sono contribuenti indiretti nazionali attraverso i ristorni fiscali pari al 40% di quanto versato alla fonte in Svizzera. Non può essere attribuita ai lavoratori la scelta della destinazione di quelle risorse, se alla fiscalità generale, se al sistema sanitario, se alle spese correnti o per investimento dei Comuni di frontiera. Ingiustificato perché in contraddizione con quanto lo stesso Ministero della Salute ha sempre sostenuto (e ribadito con apposita circolare agli assessorati regionali alla sanità del 8 marzo 2016), quale ragione stessa dell’erogazione della SSN ai frontalieri fiscali (dentro la fascia dei 20 km dal confine svizzero) che hanno optato per la sanita nazionale”, la spiegazione dei primi due termini scelti dai sindacati.

Intempestivo perché giunge a valle di un accordo fiscale appena convertito in legge che tutela il lavoro frontaliero attraverso la clausola di salvaguardia sottoscritta con le parti sociali per tutti coloro che hanno stipulato un rapporto di lavoro tra il 31/12/18 ed il 16/7/23. Un accordo sottoscritto con il proposito di “non un euro in più ai (vecchi) frontalieri non un euro in meno ai Comuni”, immediatamente tradito. Di dubbia legittimità verosimilmente perché si porrebbe in contrasto con il principio di universalità del sistema sanitario nazionale garantito a tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla propria condizione, nonché introdurrebbe un meccanismo di doppia imposizione proprio a valle di un trattato internazionale contro le doppie imposizioni sul modello adottato dai paesi OCSE”, snocciolano i sindacati”, postillano gli ultimi due aggettivi CGIL, CISL e UIL.

Un confronto che, stando sempre alle rappresentanze, è mancato anche in occasione dell’accordo sul Telelavoro tra Italia e Svizzera che, confermando l’applicazione dei benefici fiscali solo nei casi del 25% del tempo lavorato, mentre per quanto concerne la protezione sociale siamo al 50%, si pone molto distante dalle esigenze di lavoratori e imprese che invece chiedono un cambio di passo.

“Infine – chiudono i sindacati – poco tranquillizzanti sono anche le indicazioni che dalle scorse ore giungono dai lavori della commissione finanze di Camera e Senato rispetto allo schema di decreto legislativo della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale. L’ambiguità contenuta nel documento portato alla discussione della commissione, nell’obiettivo esplicitato di allargare la platea dei contribuenti IRPEF nella determinazione del reddito complessivo imponibile in relazione al luogo ed al tempo dove lo stesso viene generato, introduce il concetto di “frazione di giorno” ai fini della domiciliazione, della residenza e della conseguente tassazione. Una formulazione che appare ambigua e dagli effetti potenzialmente dirompenti sul lavoro transfrontaliero, per la quale chiediamo un chiarimento immediato. Per affrontare le tante questioni aperte sul lavoro dei frontalieri italiani serve ricollocare la discussione nell’alveo corretto delle relazioni tra le parti, estremamente efficace nella lunga discussione sull’accordo fiscale, attraverso la convocazione immediata del tavolo interministeriale allo scopo costituito ed introdotto dalla legge 83/23″.

In attesa di essere convocati CGIL, CISL e UIL avvieranno una verifica di legittimità della norma introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 e convocheranno, ove possibile unitamente ai CSIR interessati, assemblee dei lavoratori frontalieri nelle aeree di confine onde informare compiutamente gli interessanti.

Tornano al contenuto della petizione, i promotori dell’appello spiegano: “Le zone interessate sono quelle sulla fascia di confine: le Regioni confinanti con la Svizzera e cioè Valle d’Aosta, Lombardia, Piemonte e Trentino / Alto Adige. Contribuiscono complessivamente a circa il 40% degli scambi con la Confederazione i frontalieri pagano già la sanità con le trattenute d’imposta alla fonte e i relativi ristorni che vanno ai comuni di frontiera. Questa tassa aggiuntiva non fa altro che aggravare ulteriormente il loro carico fiscale senza permettere invece di detrarre dalle imposte le spese mediche che vengono sostenute”.

A essere contestata dai firmatari è anche “l’idea di aumentare gli stipendi ai medici nelle aree confinanti”; secondo i sostenitori dell’appello, questo “non risolverà il problema della carenza di personale specializzato in queste zone, ma renderà semplicemente più attrattivo il lavoro in queste strutture a discapito delle strutture in paesi distanti dal confine”.

Chiediamo quindi l’annullamento della legge sulla tassa per la sanità dei frontalieri – conclude la petizione – Non si può continuare a penalizzare questi cittadini con misure fiscali ingiuste e discriminatorie. Facciamo sentire le nostre voci! Firmate questa petizione”, l’appello finale.