SONDRIO – Si chiama Pluvicto ed è una delle più promettenti terapie oggi disponibili contro il tumore della prostata avanzato. Da poche settimane è entrata in uso anche all’Ospedale di Sondrio, dove la Medicina nucleare dell’Asst Valtellina e Alto Lario ha avviato i primi trattamenti nell’ambito di una collaborazione pionieristica con l’Ospedale Niguarda di Milano.
“Andiamo molto orgogliosi dell’introduzione di questa nuova metodica – sottolinea Ida Ramponi, direttore generale dell’Asst –. È una terapia di eccellenza che possiamo offrire qui grazie a strumentazione all’avanguardia e professionisti preparati. Anche nei piccoli centri si possono fare grandi cose, contribuendo alla ricerca e migliorando la vita dei pazienti”.
In Valtellina si registrano ogni anno circa 150 nuovi casi di tumore alla prostata, un quarto di tutti i tumori maschili. In questo contesto, Pluvicto rappresenta una svolta terapeutica. Il protocollo prevede una prima somministrazione al Niguarda, seguita da cinque cicli a Sondrio, permettendo ai pazienti di ridurre gli spostamenti e di ricevere cure d’eccellenza vicino a casa.
“È il primo caso in Italia di collaborazione tra due strutture per questa terapia – spiega Claudio Barbonetti, direttore della Medicina nucleare e del Dipartimento Servizi Clinici –. Con la nostra Prostate Unit multidisciplinare valutiamo ogni paziente insieme a oncologi, urologi, radiologi e anatomopatologi, per definire un piano terapeutico personalizzato e meno invasivo possibile. Pluvicto è destinato a pazienti metastatici che, dopo i farmaci ormonali e la chemioterapia, non hanno più alternative: si è rivelato efficacissimo”.
Pluvicto è una forma di radioterapia molecolare mirata: combina una molecola che riconosce il PSMA (Prostate-Specific Membrane Antigen), presente in alte concentrazioni nelle cellule tumorali, con il Lutetio-177, un radionuclide che emette radiazioni beta. Quando il farmaco si lega al tumore, rilascia radiazioni direttamente all’interno delle cellule malate, danneggiandone il DNA e portando alla morte cellulare, con effetti collaterali minimi sui tessuti sani.
“I pazienti vengono selezionati e seguiti con grande attenzione – spiega la dottoressa Cristina Songini, medico nucleare –. La somministrazione dura circa mezz’ora e avviene per via endovenosa. Dopo il primo ciclo a Niguarda, le successive sedute si svolgono interamente a Sondrio, con un periodo di osservazione di poche ore. I controlli sono costanti e i risultati, già dopo il primo trattamento, si sono rivelati molto positivi”.
Attualmente sono due i pazienti in cura, e a breve ne verranno inseriti altri. I dati raccolti saranno presentati al Congresso nazionale di Radioterapia, dove i medici della Medicina nucleare dell’Asst Valtellina e Alto Lario illustreranno ai colleghi italiani i risultati di questa nuova frontiera terapeutica.
Una sinergia tra scienza, innovazione e territorio che permette anche a un ospedale di montagna di porsi ai vertici dell’oncologia italiana, offrendo speranza concreta ai pazienti e ai loro familiari.