SONDRIO – Una crescita congiunturale modesta, una domanda interna che tiene e un export ancora solido: il primo semestre 2025 per il tessuto imprenditoriale delle province di Sondrio e Lecco si chiude tra luci e ombre. È quanto emerge dall’ultimo Osservatorio Congiunturale redatto dai Centri Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e di Confindustria Como, che fotografa l’andamento dell’economia locale con dati aggiornati a giugno.
Il quadro generale restituisce l’immagine di un sistema produttivo che, pur tra molteplici incertezze, è riuscito a mantenere una certa tenuta. Tra gennaio e giugno, gli indicatori legati a ordini, produzione e fatturato mostrano un aumento medio del +4,3% rispetto al semestre precedente, anche se il confronto con lo stesso periodo del 2024 evidenzia un lieve arretramento (-1,1% per domanda e vendite).
A Sondrio, così come nel resto del campione lombardo analizzato, le imprese segnalano una capacità produttiva mediamente utilizzata al 65,6%, in lieve calo rispetto al secondo semestre 2024 (66,5%). Il dato varia sensibilmente a seconda della dimensione aziendale e del settore: le aziende con oltre 50 addetti si attestano su un più elevato 73,6%, mentre quelle più piccole restano al 60%. Le tessili fanno segnare l’utilizzo più elevato (70,3%), seguite dal settore “altri” (67,5%) e dai metalmeccanici (65,3%).

Sul fronte internazionale, le imprese di Sondrio e Lecco confermano una solida propensione all’export, con oltre un terzo del fatturato (35,3%) generato fuori dai confini nazionali. A dominare è l’Europa Occidentale (18% del totale), seguita da Est Europa e Stati Uniti (entrambe al 4,1%). Le medie imprese spiccano per proiezione estera, con oltre la metà del fatturato generato all’estero (51,8%), ma anche le piccole realtà fino a 50 occupati restano attive sui mercati esteri, con una quota del 23,8%.
Il quadro occupazionale risulta nel complesso stabile: il 76,1% delle aziende ha mantenuto invariati gli organici nel primo semestre, mentre solo il 6,5% ha ridotto la forza lavoro. Le imprese che hanno assunto sono il 17,4%, un segnale positivo che però si scontra con una difficoltà sempre più marcata nel reperire competenze adeguate: oltre la metà del campione (54,3%) segnala ostacoli in tal senso.
Anche l’andamento dei costi di approvvigionamento continua a incidere sulle strategie aziendali. Tra aprile e giugno, il 24,8% delle imprese ha registrato un aumento dei prezzi delle materie prime, contro un 14,8% che ha beneficiato di un calo. Gli impatti sono tangibili: per il 23,1% delle imprese sono cresciuti i costi di produzione, per quasi una su due (47,8%) si sono erosi i margini di profitto.
In parallelo, proseguono gli sforzi in chiave di transizione green e digitalizzazione. Oltre la metà delle imprese ha avviato interventi per migliorare la sostenibilità ambientale (51,9%) e il risparmio energetico (50,6%), mentre il 55,7% ha investito nella digitalizzazione. Cresce anche l’interesse verso l’intelligenza artificiale, adottata nel 18,8% dei casi per l’ottimizzazione dei processi.
Le banche, in questo contesto, non sembrano aver modificato in maniera sostanziale l’atteggiamento verso le imprese: per il 79,7% del campione, le condizioni di accesso al credito sono rimaste invariate. Tuttavia, solo una minoranza (8,3%) segnala un’apertura all’estensione delle linee di credito, mentre il 4,2% ha notato una stretta.

L’aumento delle tensioni geopolitiche internazionali non è rimasto senza effetti, pur non rappresentando per ora un fattore critico generalizzato: il 43,1% delle aziende ha avvertito un peggioramento del contesto. Le ripercussioni riguardano soprattutto l’incertezza sui mercati di sbocco (50,9%), l’aumento dei costi energetici e delle materie prime (44,9%), la riduzione della domanda (54,1%) e i problemi logistici (22,8%).
Sul fronte della produzione, l’incremento congiunturale del primo semestre è stato del +4,7%, ma rispetto all’anno precedente il dato è stabile (+0,1%). Per il secondo semestre, tuttavia, le previsioni si fanno più prudenti: ci si attende una lieve contrazione (-1,4%), in linea con un fatturato che potrebbe perdere un -0,6%.
Infine, sul piano della domanda, il trend rispecchia quello produttivo: crescita rispetto alla seconda metà del 2024 (+3,1%), ma in calo sul piano tendenziale (-1,2%). Le attese per la seconda metà dell’anno parlano di una stabilizzazione (+0,2%).
In sintesi, per Sondrio e Lecco, il primo semestre 2025 si chiude con segnali misti: da un lato una sostanziale tenuta, dall’altro una visione prudente sul futuro. Gli imprenditori sembrano voler restare vigili, ma non fermi, in un contesto che continua a mutare.