Sondrio

Sondrio apre una nuova era nella diagnosi dell’Alzheimer

All’Ospedale in arrivo la PET con Florbetaben-F18, tecnologia innovativa.

Consente di individuare precocemente i segni della malattia.

Redazione VN – 4 Ottobre 2025 07:17

Sondrio, Centro Valtellina, Sanità

Gianni Passamonte Barbonetti Giussani
Da sinistra: Gianni, Passamonte, Barbonetti e Giussani

SONDRIO – Un nuovo strumento diagnostico, capace di cambiare il percorso clinico dei pazienti e il futuro della ricerca medica, è da pochi giorni disponibile anche a Sondrio. Presso il reparto di Medicina Nucleare dell’Ospedale cittadino sono stati effettuati i primi esami con la PET al Florbetaben-F18, una tecnologia di ultima generazione in grado di individuare con precisione l’accumulo di beta-amiloide nel cervello, uno dei principali indicatori precoci della malattia di Alzheimer.

«Siamo orgogliosi di presentare questa nuova proposta che qualifica ulteriormente il servizio sanitario provinciale – sottolinea Claudio Barbonetti, direttore della Radioterapia e Medicina Nucleare e del Dipartimento dei Servizi Clinici –. È un fiore all’occhiello che si inserisce nel percorso di innovazione sostenuto dalla direzione generale. Grazie a questa tecnica è possibile osservare cambiamenti cerebrali anni prima della comparsa dei sintomi, come problemi di memoria o confusione mentale».

Un passo fondamentale in una provincia che conta 3.500 persone affette da patologie neurodegenerative, di cui circa 700 con Alzheimer. In Italia, invece, si stima che oltre un milione di persone viva con forme di deficit cognitivi, in gran parte attribuibili alla stessa patologia, mentre l’invecchiamento della popolazione rende la sfida sempre più pressante.

«La diagnosi precoce ha un valore strategico – sottolinea Giuditta Giussani, direttore della Neurologia –. Riconoscere tempestivamente la malattia consente interventi mirati, rallenta la progressione dei sintomi e migliora sensibilmente la vita dei pazienti e delle loro famiglie. È un passo verso una nuova era della medicina».

Si tratta di un esame di secondo livello, consigliato in casi particolari: disturbi di memoria atipici, esordi precoci sotto i 65 anni o per chiarire situazioni diagnostiche complesse. Non è invece indicato come test di prevenzione generale in assenza di sintomi.

L’esame, come spiega Michela Passamonte, direttore della Geriatria, «non rappresenta solo un progresso tecnologico, ma un atto di umanità: avere una diagnosi tempestiva significa programmare l’assistenza, alleggerire il peso sulle famiglie e vivere con maggiore serenità».

Il funzionamento è semplice e non invasivo: al paziente viene somministrata una piccola quantità di tracciante radioattivo, che si lega alle placche di amiloide. Una speciale macchina fotografa il cervello e rivela eventuali accumuli. «Il test dura circa venti minuti – precisa Gianluca Giannì, specialista di Medicina Nucleare –. Non richiede preparazione particolare e non presenta effetti collaterali. La sua accuratezza è tale che un esito negativo consente di escludere al 100% la malattia».

Con questa innovazione, l’Ospedale di Sondrio si colloca tra i pochi centri in Lombardia a offrire un esame cruciale per la diagnosi e la gestione dell’Alzheimer, evitando ai pazienti e alle loro famiglie viaggi fuori provincia e rafforzando il ruolo della sanità pubblica come presidio di cura e innovazione.