Sondrio

Valtellina e la prova della mobilità olimpica: a febbraio la più grande ZTL

Seminario dell’Ordine degli Ingegneri di Sondrio sulla gestione dei flussi Milano-Bormio-Livigno.

Accessi consentiti solo con pass, largo ai pullman e a un sistema intermodale treno-bus destinato a diventare un modello “a prova di futuro”.

Redazione VN – 24 Dicembre 2025 08:35

Sondrio, Centro Valtellina, Attualità

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SONDRIO – Una valle a traffico limitato, temporaneamente ma radicalmente. La più grande Ztl dell’intero scenario delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026 sarà in Valtellina e entrerà in funzione già dal mese di febbraio, nel momento di massimo afflusso verso Bormio e Livigno. Un provvedimento senza precedenti per estensione e impatto: per settimane, nelle zone olimpiche nessuno – residenti compresi – potrà accedere senza pass, mentre sulla direttrice Milano-Bormio-Livigno si prevede il transito di una media di 60 pullman l’ora.

Di questo, e più in generale dell’organizzazione della mobilità dei Giochi, si è discusso nel seminario promosso dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Sondrio, ultimo appuntamento del 2025, dal titolo “Sfide e opportunità per la mobilità dei Giochi Olimpici. Non un punto di arrivo ma un punto di partenza”. Un tema sentito non solo dagli addetti ai lavori ma anche dai residenti, soprattutto alla luce delle criticità infrastrutturali ancora aperte.

A coordinare l’incontro è stato l’ingegnere Camillo Bianchini, della Commissione Industria, Impianti, Energia e Trasporti dell’Ordine, in un momento reso ancora più delicato dall’annuncio di Anas: la variante di Tirano, attesa da anni, non sarà completata in tempo per i Giochi, con conseguenze inevitabili sulla gestione dei flussi veicolari.

Le Olimpiadi policentriche e la sfida dei trasporti

A tracciare il quadro generale è stato Francesco Manzoni, giovane dottore in Ingegneria e Transport Manager Valtellina Cluster di Fondazione Milano Cortina 2026. Manzoni ha sottolineato come Milano-Cortina rappresenti una svolta storica: per la prima volta si passa da Giochi monocentrici a un evento pluricentrico, con più sedi e impianti in gran parte già esistenti e potenziati.

«La vera sfida – ha spiegato – non sono tanto le strutture sportive, quanto la mobilità». Un sistema che dovrà reggere l’impatto di centinaia di migliaia di persone, tra atleti, staff, broadcaster, istituzioni, sponsor e spettatori. Un evento che agisce da “catalizzatore” per il territorio, non solo sul piano sportivo ma anche infrastrutturale, culturale e umano. «La pista Stelvio è già un’icona mondiale – ha ricordato – e potrà esserlo anche per future Olimpiadi».

Largo ai pullman e all’intermodalità

Il modello scelto è chiaro: ridurre al minimo l’uso dell’auto privata e puntare su un sistema intermodale strutturato. Ogni “categoria” di utenti avrà soluzioni dedicate, ma alcuni cardini saranno comuni. Tra questi, lo scalo merci di Tirano come hub per l’interscambio treno-bus, il maxi parcheggio dell’Aquilone con oltre 3.500 posti auto per il Park and Ride verso Bormio e Livigno, e l’autostazione di Bormio, da cui si proseguirà a piedi lungo la ciclopedonale del Frodolfo fino alle piste.

Un’organizzazione che implica sacrifici ma che, come è stato ribadito più volte, rappresenta un passaggio obbligato per garantire sicurezza, puntualità e sostenibilità in un contesto territoriale fragile e già fortemente sollecitato.

Un sistema “a prova di futuro”

Il concetto è stato rilanciato con forza da Matteo Sambrizzi, Host City Mobility Coordinator Valtellina di Fondazione Bormio. «Per la Valtellina – ha detto – le Olimpiadi non sono un punto di arrivo ma di partenza». La sperimentazione dell’intermodalità treno-bus sta mobilitando competenze senza precedenti e darà vita a un sistema di gestione del traffico replicabile già nel 2028, in occasione degli Youth Olympic Games.

Uno sguardo che va oltre l’evento, verso una visione di lungo periodo: potenziamento del trasporto pubblico locale, ripresa di progetti storici come il collegamento ferroviario Milano-Bolzano passando per la Valtellina o l’asse Bormio-Engadina via Livigno. «Serve una visione ampia e coordinata – ha concluso Sambrizzi – perché solo così il territorio potrà ospitare in futuro altri grandi eventi».

Una riflessione che si spinge ancora più in là: «Il trend sarà organizzare Olimpiadi dove le infrastrutture esistono già. Perché non immaginare, allora, quelle del 2050 tra Valtellina, Engadina e Trentino?».

In mezzo, c’è una valle che si prepara a cambiare abitudini, a confrontarsi con limiti stringenti e flussi imponenti. Una sfida complessa, certo, ma anche un banco di prova decisivo per il futuro della mobilità alpina.