Bormio

Impresa in Patagonia: il bormino Majori firma la prima invernale della via Casarotto

Insieme al “Ragno di Lecco” Matteo Della Bordella, ha realizzato una salita che entra di diritto nella storia dell’alpinismo internazionale.

Il Fitz Roy, in Patagonia, ha visto scrivere una nuova pagina epica: per la prima volta la via Casarotto è stata salita in inverno.

Redazione VN – 9 Settembre 2025 08:32

Bormio, Alta Valtellina, Montagna

Matteo Della Bordella Marco Majori
Matteo Della Bordella e Marco Majori al Fitz Roy

BORMIO – Un’impresa che porta in alto anche il nome della Valtellina. L’alpinista Marco Majori, bormino della Sezione Militare Alta Montagna, insieme al Ragno di Lecco Matteo Della Bordella, ha completato la prima salita invernale della via Casarotto al Fitz Roy, in Patagonia. Una linea considerata una delle più eleganti del massiccio e tra le più belle dell’intero continente sudamericano.

La via porta la firma di un altro grande alpinista italiano: Renato Casarotto, che nel gennaio del 1979, in solitaria, aveva tracciato sul pilastro nord-est del Fitz Roy (ribattezzato pilastro Goretta in memoria della moglie Goretta Traverso) un autentico capolavoro. Da allora nessuno era riuscito a ripeterla in inverno, la stagione più dura e imprevedibile della Patagonia.

Della Bordella e Majori hanno deciso di raccogliere questa sfida estrema e, dopo settimane di attesa per le finestre di bel tempo, hanno colto l’occasione giusta. Venerdì hanno attaccato la via, raggiungendo il Bloque Empotrado; sabato hanno scalato il ripido ed estetico pilastro, per poi, domenica, toccare la vetta del Fitz Roy e rientrare a El Chaltén.

In un messaggio condiviso via social, Marco Majori ha raccontato così l’emozione della conquista: “Un amico mi ha scritto: ‘tribolato tanto’? E a me è venuto naturale rispondergli: Non mi ricordo più… È stato così bello. Da qualche parte in questi lunghi giorni di attesa ho letto: ‘…E non avere paura di perdere. Se è la cosa giusta, accadrà. La cosa più importante è non avere fretta. Le cose belle non scappano via”.

Con loro, fino a fine agosto, c’era anche l’alpinista varesino Tommaso Lamantia, costretto a rientrare in Italia per motivi di lavoro. La parte finale della spedizione è stata portata a termine dalla cordata Della Bordella-Majori, capace di scrivere una pagina memorabile della storia dell’alpinismo.

Per Bormio e la Valtellina è un motivo d’orgoglio: la firma di Marco Majori su questa impresa è la conferma di una tradizione alpinistica che continua a regalare al mondo imprese di altissimo livello.